Sezione dedicata ai progetti presentati nel tempo da vari attori, pubblici e privati e alle tesi di laurea di studenti.
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Angela Marzo; Antonio Munno; Carmela Napolitano; Marzia Petrone; Domenico Scalzullo
La High Line è un parco lineare di New York realizzato su una sezione in disuso della ferrovia sopraelevata chiamata West Side Line facente parte della più ampia New York Central Railroad, costruita nei primi anni trenta ed abbandonata nel 1980. Dei cittadini si erano organizzati per chiedere all’amministrazione comunale la demolizione della struttura fatiscente. Alcuni attivisti ispirati e visionari lanciano una campagna per salvare la High Line. Ai loro occhi la vecchia ferrovia non era soltanto un rottame prodotto dall’ingegneria di inizio Novencento, era già un giardino lineare: da tempo trasfigurata dalla natura e dai segni dell’abbandono era divenuta uno strano ecosistema naturale e artificiale insieme. Poetico e surreale allo stesso tempo. Abbattere o conservare la High Line significa distruggere o preservare quel sistema naturale. Il progetto della promenade verde, realizzato dagli architetti Diller Scofidio+Renfro e dallo studio di architettura del paesaggio James Corner Field Operations, è stato poi approvato nel 2002 mentre i lavori sono cominciati nel 2006 e conclusi in più tappe: prima nel 2009, poi nel 2011, 2014, 2015 e l’ultimo tratto nel 2019.
Il parco naturale-paesaggistico è stato inaugurato il 9 settembre 2017, situato sulla riva sinistra del fiume Moscova, a poca distanza dalla Piazza Rossa, nell’area dello storico quartiere Zarjad’e da cui prende il nome. Trattasi del primo parco pubblico realizzato a Mosca dopo la fine degli anni ’50. Quando nel 2013, Elizabeth Diller, architetto ed accademico statunitense, viene selezionata per progettarlo è di fronte ad una grande sfida creativa che le pone però un dilemma morale: è possibile realizzare uno spazio pubblico democratico nel contesto di un regime repressivo? Può un parco diventare luogo di esperienza della libertà individuale e collettiva? Il progetto presentava vari vincoli imposti dalla committenza cittadina: doveva essere un grande parco ma evitare di creare spiazzi troppo ampi disponibili per assembramenti di persone; doveva intrecciare funzioni diverse ben precise ma anche suscitare meraviglia nelle persone. La ricerca di una libertà compositiva ha coinciso con il desiderio di creare uno spazio dove la libertà di movimento e di incontro fosse realmente sperimentabile dalle persone. Urbanistica sì, ma «selvatica»: questa è stata l’intuizione dei progettisti.
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